ESG, sostenibilità per gli investimenti del futuro

ESG, sostenibilità per gli investimenti del futuro

L’acronimo ESG è un termine ormai piuttosto diffuso quando si parla di investimenti.

 

Cosa sono esattamente?

I principi per gli investimenti responsabili nascono nel 2005/2006 su impulso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU), con l’intento di favorire la diffusione dei concetti di finanza sostenibile e responsabile tra gli investitori istituzionali.
Da quel momento, inizialmente solo come segmento embrionale e di nicchia, si sono ben presto trasformati in una componente importante del panorama mondiale degli investimenti.
Per molti investitori l’etica e la sostenibilità sono di primaria importanza.
Gli asset gestiti continuano a crescere poiché fondi previdenziali, fondi sovrani e altre istituzioni danno sempre maggiore importanza a queste caratteristiche e principi di sostenibilità.

 

Categorie ESG

Nel mondo degli investimenti, questi principi vengono raggruppati in 3 aree che costituiscono l’insieme dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance).
Gli investimenti denominati “ESG” considerano, oltre ai fondamentali economici e di business, fattori quali la posizione ambientale, le politiche sociali, la corporate governance e le prassi etiche di una società.
Ad esempio, il modo in cui una società gestisce una risorsa naturale. Il modo in cui tratta la sua forza lavoro. L’attenzione che pone verso il rispetto e la tutela dell’ambiente circostante. La trasparenza nei processi decisionali degli organi di governo della società.

Gli investimenti ESG possono tenere conto di molti criteri:

In tutto il mondo, si stima che le società stiano comprendendo sempre di più la necessità di intervenire sulle questioni ESG, perché riconoscono che la loro capacità di assicurare una crescita sostenibile a lungo termine dipende da una gestione prudente delle risorse della Terra, da un trattamento rispettoso dei propri lavoratori e dalla cura dell’ambiente naturale in cui operano.
Inoltre, si ritiene fondamentale il coinvolgimento (il cosiddetto “engagement”) degli investitori per spingerle ad agire ad ottenere il massimo impegno e risultato in termini di sostenibilità.
A partire da agosto 2022 con l’entrata in vigore il Regolamento Delegato (EU) 2021/1253, anche per il settore della consulenza in materia di investimenti in Italia è stato introdotto l’obbligo, all’interno dei questionari di profilazione (Mifid II), di raccogliere le preferenze di sostenibilità dei clienti per indagare a fondo il loro grado di consapevolezza sui temi legati alla sostenibilità, l’obiettivo d’investimento e in che modo soddisfa le loro considerazioni ambientali, sociali e di buona governance.

 

Pericolo “Greenwashing”

L’attenzione sempre maggiore di imprese e società di investimento ha portato alla luce anche prassi controverse e truffaldine sui temi della sostenibilità.
Con il termine greenwashing, inteso come ecologismo di facciata o ambientalismo di facciata, si indica la strategia di comunicazione di alcune imprese finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale o ancora, nel peggiore dei casi, come una pratica per distrarre dalla propria cattiva reputazione.

In merito a tale allarme, l’ESMA (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) ha redatto una relazione di vigilanza per garantire la convergenza nell’Unione Europea (UE) sulla supervisione dei fondi di investimento con caratteristiche di sostenibilità e specificamente nella lotta contro il greenwashing.
L’obiettivo è quello di stabilire criteri di vigilanza comuni per tutte le autorità nazionali competenti al fine di supervisionare efficacemente i fondi di investimento con caratteristiche di (vera) sostenibilità.