Grandi Dimissioni: il fenomeno della Great Resignation

Grandi Dimissioni: il fenomeno della Great Resignation

Il fenomeno delle “Grandi Dimissioni” (in inglese “Great Resignation”) si riferisce alla tendenza che vede un numero sempre crescente di lavoratori, specie se dipendenti, dimettersi volontariamente dai propri posti di lavoro. Si tratterebbe, secondo molte ricerche, di un mutamento in atto ormai da oltre un decennio e da attribuire ad una serie di cambiamenti che stanno radicalmente cambiando il modo d’intendere il lavoro. In aggiunta, gli strascichi della pandemia Covid hanno dato ulteriore impulso al fenomeno delle dimissioni proprio perché molti hanno iniziato a dare maggiore importanza alla qualità del lavoro e della vita privata, mettendo al primo posto i desideri di autorealizzazione e di crescita personale e sociale.
I lavoratori oggi tendono a cercare lavoro in quelle organizzazioni in grado di garantirgli un miglior benessere aziendale, o in altri termini, un posto di lavoro che permetta di crescere professionalmente ma anche, allo stesso tempo, tenga conto delle proprie necessità personali di poter conciliare al meglio il tempo da trascorrere con la famiglia ed i figli, ricercare un maggiore flessibilità nel portare a termine le proprie mansioni e progetti, percepire un più soddisfacente coinvolgimento con la propria attività lavorativa e contesto di lavoro.
Secondo l’ultimo studio condotto da Gallup (State of the Global Workplace: 2022 Report), su 150.000 dipendenti distribuiti in 160 paesi, solo il 21% dichiara di sentirsi davvero coinvolto nelle proprie mansioni e solo il 33% di considerarsi in una situazione di crescita e benessere.
Inoltre, il livello di stress correlato al lavoro ha raggiunto soglie di criticità evidenti nel post pandemia Covid:

Nei primi tre mesi del 2022 in Italia oltre 3mila persone hanno deciso di dare le dimissioni e licenziarsi, nonostante una situazione di forte instabilità geopolitica ed economica. L’incremento è stato notevolissimo rispetto al corrispondente trimestre del 2021 (+35%) e del 2019 (+29%), secondo dati INPS.
I lavoratori più giovani ed appartenenti alla cosiddetta generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) si stanno dimostrando attratti dalle caratteristiche di una vita lavorativa agile, a tempo ridotto, dove il lavoro si svolge da remoto, da casa propria o da dove si preferisce. Non solo: la prima generazione nata interamente in un mondo digitale considera l’allineamento con i valori e la mission di un’azienda una condizione fondamentale per la continuità lavorativa.

Dall’estate del 2022 sono poi diventate operative le nuove linee guida europee per migliorare l’equilibrio tra vita professionale e vita privata.
Nuovi diritti per lavoratrici e lavoratori che rappresentano uno dei risultati del pilastro europeo dei diritti sociali, l’iniziativa comunitaria per migliorare il work-life balance nei Paesi membri.
La direttiva EU sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata mira ad aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e introduce specifiche sanzioni per il datore di lavoro che rifiuta di concedere i giorni di congedo obbligatori per il padre.
Non solo: la Direttiva consente ai lavoratori il congedo anche per prendersi cura dei parenti che necessitano di sostegno.
Inoltre, il decreto permette ai lavoratori con figli del settore pubblico e del settore privato che decidono di stipulare accordi sullo smart working con il datore di lavoro di avere diritto ad un canale prioritario.